lunedì 22 marzo 2010

Sassofortino - Tavolette

Questa è la tavoletta dell'inizio dei rilievi(un piccolo antipasto): era la zona di confine tra la mia parte e quella di Martin. Ho iniziato con un layer unico ma ho capito che nel proseguio dei rilievi mi sarebbe stato più comodo usarne due distinti (oggetti/curve di livello e verdini sopra i sassi)

Poi sono passato al cuore della carta : l'area attorno ai campi sportivi. Due layer
Questa è la mia parte alta di carta.
Poi la zona dei prati al bordo sud

E per ultima l'area urbana

Tutto il rilievo è fatto in scala 1:5000


domenica 14 marzo 2010

Omogeneità - Sassofortino

Spesso si parla di omogeneità riguardo alle carte da orienteering.
Conversazioni e contestazioni per essersi trovati un masso alto 1 metro segnato e un altro di 2 metri "dimenticato".

Ci stà,succede...ma pongo una questione:se quello alto un metro ha un carattere da orso e quello di due è un bufalo in una mandria?
Io credo che in una carta sia sì importante essere omogenei (dando al concorrente un "anticipo"nel tradurre la cartina) ma anche "contestualizzare" in modo differente un tipo di informazione.
Il terreno di gara non sempre è omogeneo di suo e quindi ti mostra gli stessi ingredienti in modi differenti e quindi i simboli spesso "non bastano" ha rendere tutte le sfaccettature della realtà.
Facevo un discorso simile tempo fà parlando dei verdi nelle carte "germaniche" (http://orimaps.blogspot.com/2008/09/verde-baviera.html )

Il cartografo quindi è spesso chiamato a tradurre complessità usando parole chiave standard limitate
Penso che una delle abilità di chi fa carte stia proprio quella di far "annacquare" gli standard per evocare nel lettore un "anticipo" possibile.

Molto importante è vedere il terreno nella sua omogeneità prima di mappare(cioè prima di tradurre) e ricordarsi ,una volta iniziato, non di perseguire una forzata omogeneità ma una dinamica valutazione.
Questi discorsi certamente decadono per tipologie di terreno dove mancano le complessità o dove a queste si può rispondere agevolmente con le opzioni garantite dalla simbologia.
Terreni come Sassofortino (per esempio......casualmente :) ) nonostante i 2 kmq scarsi
richiedono una costante attenzione al confronto carta/realtà e non ti concedono grande "anticipo".
I "gorillai" di nero sono stati risolti(nella loro interezza) in modi peculiari a seconda se stavano
tra i castagni o tra i pini,nel piano o nel ripido...
Ho parlato troppo.......è che il Genoa ha fatto 5 gol e allora mi emoziono

venerdì 12 marzo 2010

SASSOFORTINO

Foto d'epoca del "SASSOFORTE"

Già nel nome della carta teatro della prima prova di Coppa Italia 2010 c'è una parolina che evoca per gli orientisti un oggetto assai noto: SASSO
Appena avrete in mano la carta forse vi verrà da chiamarla Fortino di sassi!!!
La Maremma era una zona poco battuta dagli orientisti e questa carta sicuramente rappresenta un buon inizio per conoscerla.
Il mio sopralluogo risale allo scorso agosto insieme a Massimo e suo padre. Oltre al gran caldo e una vegetazione "aggressivissima" rimasi favorevolmente impressionato dalla presenza di ogni tipo di formazione pietrosa e da un interessante sviluppo della conformazione orografica.
Sapendo che la gara si sarebbe svolta a fine inverno si decise di aspettare l'autunno per i rilievi in modo da rendere la vegetazione il più vicino possibile a quella presente x la gara.
La zona Ritrovo/Arrivo


Il primo "assalto" insieme a Martin è dello scorso novembre,una decina di giorni per entrare nel nostro "inferno" di nero (inteso come colore cartografico).
Ottima carta base, probabilmente un laserscan con una densità di punti non altissima ma decisamente affidabile (eq. 1 metro).
La prima questione da risolvere è stato decidere il limite da usare per il bosco bianco; buona parte della carta è un castagneto molto percorribile e con ottima visibilità che però sfuma rapidamente in qualcosa di altrettanto percorribile ma con visibilità inferiore.Lo spettro del BIANCO è stato tenuto piuttosto ampio per dare al VERDE UNO una sua peculiarità e distinguibilità maggiormente immediate.
Il "Bianchissimo"


Il Bianco



e via verso il verde

La seconda grande questione era il NERO. Una risposta definitiva l'abbiamo data solo alla seconda tornata di rilievi in gennaio


L'enorme quantità di sassi e forme rocciose richiedeva da parte nostra una scelta il più possibile utile per una gara Middle. Considerando che il terreno è da collocarsi tra quelli "lenti"a prescindere abbiamo cercato di mettere a disposizione del "lettore"quante più informazioni riconoscibili a una velocità di corsa non massimale . Probabilmente se avessimo generalizzato di più avremmo banalizzato di molto la carta...una distesa di triangoli e puntinato nero buono solo per essere attraversato ; si badi che nonostante tutto il dettaglio di nero che vi troverete in carta si è comunque generalizzato!!
Generalizzare è una parola che ricorre spesso parlando di carte ed è molto complicato trovarne il grado che accontenti tutti (che poi di questi "tutti" non in molti sono stati da tutte e due le parti della barricata).
Il lavoro poi è stato concluso con una terza discesa per un totale di 80 giornate di lavoro in due (40 a testa). Estremamente lento visto che per valutare bene cosa segnare occorreva studiare gli oggetti da ogni angolo visuale per decidere cosa e come "fotografare" sulla carta
Siamo soddisfatti del risultato ottenuto e gli apprezzamenti dell'omologatore e dal tracciatore ci rendono fiduciosi che anche agli atleti possa essere gradito.

Per concludere due immagini: una seria e l'altra giuliva